Il sostegno di Agronetwork ad “identità e futuro” della associazione e della filiera

Nel centenario di Confagricoltura

Rinnovamento continuo

 

“La viva esigenza del mondo agrario, antica e moderna, è quella del rinnovamento continuo. Le mutazioni non avranno tregua”, questa affermazione di Luigi Einaudi nel 1957 è rimasta nella memoria della Confagricoltura. Massimiliano Giansanti, presidente della associazione imprenditoriale, ha collegato al concetto espresso dal grande intellettuale e statista l’impegno di Confagricoltura per il proprio centesimo anno di vita.

Il convegno “Identità e futuro”, organizzato in collaborazione con la LUISS a villa Blanc, a Roma, il 31 gennaio e il 1° febbraio 2020, ha avviato un anno di riflessione e progettazione sulla capacità di innovare che ha contraddistinto gli agricoltori italiani e deve continuare a svilupparsi.

“Guardiamo avanti con coraggio e determinazione, forti della nostra storia e della nostra identità.” – ha affermato Giansanti – “Abbiamo avviato un percorso di programmazione a lungo periodo, perché è il momento di guardare oltre e di costruire il futuro”.

Agronetwork, di cui Confagricoltura e LUISS, insieme a Nomisma, sono soci fondatori, è istituzionalmente e moralmente partecipe di questo sforzo di innovazione che, necessariamente, sempre più sta coinvolgendo l’intera filiera agroindustriale.

Nella chiara distinzione di ruoli, Agronetwork collabora ad approfondire e tradurre in consulenza operativa la collaborazione tra associazioni di categoria, singole imprese, mondo della ricerca.

 

L’identità

“La Confagricoltura, forte della sua identità, ha fatto un lungo tratto di strada – ha osservato il suo presidente -. Siamo convinti, e lo diciamo con  profondo orgoglio, che le scelte della nostra Organizzazione hanno contribuito a far diventare l’Italia uno dei Paesi più avanzati ed ammirati al mondo”.

Possiamo osservare che, esprimendo la propria identità, Confagricoltura ha contribuito anche allo sviluppo dell’identità dell’Italia, fortemente caratterizzata dai prodotti agroalimentari e dal turismo connesso.

I risultati sono qualitativi, riscontrabili nella percezione del “made in Italy”, ma sono anche nelle quantità economiche effettivamente raggiunte.

Da decenni la produttività del settore cresce in media di due punti percentuali l’anno. Grazie all’affermazione di una rete di imprese moderne ed efficienti, l’agroalimentare è diventato parte fondamentale dell’economia italiana in termini di creazione di reddito, occupazione, presenza sui mercati internazionali.

“L’agroalimentare è il primo settore dell’economia italiana, ma manca ancora la consapevolezza di questo primato. E delle potenzialità che possono essere realizzate”, ha detto il presidente Massimiliano Giansanti.

La nostra agricoltura è in testa in Europa per creazione di valore aggiunto. L’industria manifatturiera è seconda solo alla Germania. Dal 2017, la crescita dell’economia reale – agricoltura, industria e commercio – ha superato quella che si è registrata in Francia, Germania e Spagna.

 

Gli ostacoli e il ruolo della pubblica amministrazione

Questi grandi elementi positivi non sono sufficienti. Non solo perché ora crescono nuove sfide come la sostenibilità ambientale e i problemi doganali con USA e UK.

L’economia non cresce e la produttività ristagna da oltre un decennio.

Se si confronta l’economia “aggregata”, comprendente l’apporto della pubblica amministrazione, l’Italia risulta invece inferiore rispetto gli stessi paesi Francia, Germania e Spagna.

In sostanza, ha commentato Giansanti “se l’economia italiana è bloccata i problemi non stanno dietro i cancelli delle imprese.”

“Occorre guardare altrove – ha rimarcato il presidente di Confagricoltura – Verso strutture amministrative che in molti ambiti sono inefficienti, anche perché scarsamente digitalizzate. I servizi pubblici danno uno scarso apporto in termini di valore aggiunto. La burocrazia continua a frenare, in molti casi, l’iniziativa privata. Le infrastrutture, a partire dai trasporti, sono nel complesso inadeguate”.

“Un sistema diffuso di buone imprese – orientate al cambiamento, aperte all’innovazione, responsabili sul piano sociale e della tutela delle risorse naturali – non è sufficiente ad assicurare una crescita economica stabile e duratura – ha rimarcato Giansanti – se manca un sistema di buon governo in grado di accompagnare e favorire l’impegno degli imprenditori”.

Il tema è stato affrontato costruttivamente durante il convegno con rappresentanti delle istituzioni, per primi il presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte e il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli.

Confagricoltura ritiene che da troppo tempo in Italia non ci sia un dialogo strutturato tra imprese e istituzioni, per stabilire le priorità e concentrare le risorse su progetti strategici, facendo affidamento su solide competenze. In sintesi, progettare il futuro e realizzarlo ognuno secondo le proprie responsabilità. Anche perché molte sono le sfide da affrontare, a partire dalla sostenibilità ambientale.

 

 

Il futuro

 Le sfide attuali sono estremamente impegnative e hanno impatto non solo sugli imprenditori agricoli ma sull’intero “sistema paese” e sulla sostenibilità ambientale globale.

L’agricoltura può reagire ai cambiamenti climatici, nell’interesse di tutta l’umanità.

Il doveroso sforzo dell’Unione Europea non sarebbe però sufficiente se altri protagonisti dell’economia mondiale continuassero a non assumere impegni precisi e concertati. E c’è da chiedersi se l’eventuale riduzione della produzione europea sarebbe conveniente sotto il profilo della sostenibilità ambientale, se il risultato fosse quello di aumentare le importazioni da Paesi terzi dove prevalgono sistemi produttivi meno rigorosi e che distano decine di migliaia di chilometri dai nostri mercati di sbocco.

“Noi pensiamo che la sostenibilità ambientale debba coesistere con quella sociale ed economica. E che occorra puntare su ricerca, innovazione e tecnologie avanzate. Senza pregiudizi”, ha concluso il presidente Giansanti.

Lo scenario è complicato dalla guerra dei dazi Usa-Ue e dall’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Queste vicende richiedono, come Confagricoltura ha già espresso in tutte le sedi utili, particolare impegno per evitare penalizzazioni ai prodotti tipici italiani quali risulterebbero anche dalla carenza di tutela per le indicazioni geografiche protette.

Per Confagricoltura la via del negoziato è sempre preferibile, ma fissando alcune linee precise: rispetto delle regole europee in materia di sicurezza dei consumatori e protezione delle risorse naturali; difesa intransigente del nostro sistema di indicazioni protette a garanzia dell’origine e della qualità.

“Bisogna far valere, in ogni circostanza e con tutti i mezzi legali, la forza dell’economia europea e la rilevanza di un mercato sui cui agiscono 450 milioni di consumatori – ha concluso il presidente di Confagricoltura -. E in quest’ottica vanno orientate le scelte dell’Unione Europea: un bilancio pluriennale adeguato e una riforma della Pac che rafforzi il sistema agricolo. Nel suo discorso di insediamento, la presidente von der Leyen ha evidenziato la funzione geopolitica che, sempre di più, dovrà svolgere l’Unione europea. Siamo assolutamente d’accordo”.

 

Visione e progettualità

 “Come imprenditori” – ha affermato Giansanti – “siamo portati a guardare sempre avanti, per migliorare e rafforzare la competitività delle nostre imprese. E un modo sicuramente efficace per progettare il futuro è quello di stare in stretto contatto con il mondo universitario, con chi fa ricerca e con gli studenti che si preparano ad entrare nel mondo del lavoro”.

La formula del convegno ha conseguentemente coinvolto professori e studenti, al fianco degli imprenditori, in tavoli di confronto operativo distinti per temi.

L’intenzione è far diventare la manifestazione di Villa Blanc un appuntamento fisso di Confagricoltura, a cadenza annuale. Una sorta di laboratorio permanente sull’evoluzione dell’agricoltura e del settore agroalimentare, da cui trarre le indicazioni per orientare al meglio il lavoro all’interno delle imprese e nell’organizzazione a tutti i livelli.