Agribusiness in Africa – Il potenziale secondo Nomisma

Agribusiness in Africa
Il potenziale secondo Nomisma
Il continente africano è l’area geografica con le maggiori potenzialità di sviluppo agricolo e di domanda causata dal fortissimo incremento demografico.
I ritardi dell’economia agricola africana e le prospettive dell’interscambio con l’Italia sono stati recentemente analizzati nel rapporto di Nomisma “Agribusiness in Africa e le relazioni commerciali con UE e Italia” realizzato nell’ambito dell’Osservatorio Nomisma – Veronafiere – Fieragricola.

L’analisi presentata da Denis Pantini e Chiara Volpato è articolata in quattro macro aree tematiche:
– il sistema socio-demografico ed economico: stato dell’arte e previsioni future;
– il sistema agroalimentare: superfici coltivate, produzioni, grado di meccanizzazione, sostenibilità;
– l’interscambio commerciale di prodotti agroalimentari e macchine agricole;
– le relazioni commerciali tra Italia e Africa in ambito agroalimentare.
Nonostante un quadro economico-demografico ancora in via di sviluppo, il continente africano è l’area geografica con le maggiori potenzialità di sviluppo agricolo.

Come ha spiegato Denis Pantini, per il continente africano lo sviluppo deve basarsi sull’aumento della produttività in chiave sostenibile, elemento strettamente connesso a un incremento della dotazione tecnologica e meccanica.
L’agricoltura italiana deve essere lungimirante riguardo la concorrenza che può venire dall’Africa e le possibilità di trarre vantaggio da filiere intercontinentali.
Attualmente l’Italia importa dall’Africa più prodotti alimentari ed altri di origine agricola di quanti ne esporti, tuttavia meritano attenzione le opportunità che possono presentarsi agli imprenditori italiani del settore, purché sappiano affrontare la concorrenza internazionale.
Non si tratta semplicemente di riuscire a sfruttare la crescente domanda della popolazione africana che, nel medio periodo, sembra non possa essere totalmente soddisfatta nel continente, particolarmente per i prodotti di origine animale.
La grande impresa agroindustriale, come nel caso della Ferrero, sta già operando in Africa per la produzione di materie prime e semilavorati da utilizzare in filiere internazionali.

D’altra parte può essere potenziata la vendita di beni e servizi tecnologici necessari alla modernizzazione della agricoltura africana imposta da domanda crescente e criticità climatiche.
L’Italia ha perso, soprattutto a vantaggio di India e Cina, quote del mercato africano dei macchinari agricoli, per i quali rimane comunque il secondo esportatore dopo essere stata il primo. Si può tentare di recuperare posizioni per queste forniture, e si può puntare su altre forniture basate su competenze scientifiche e tecniche.
Un esempio sono le soluzioni per l’irrigazione. Le capacità italiane in materia sono provate dalla presenza in Africa di aziende del nostro paese e si basano su competenze come quelle evidenziate nel convegno di Agronetwork “Risparmio idrico: una priorita’ economica e ambientale nell’agrifood” del 12 dicembre 2019.
Per approfondimenti si rinvia al rapporto di Nomisma e all’articolo pubblicato nel sito web dello stesso socio co-fondatore di Agronetwork.