Strumenti finanziari per l’agroindustria

Agronetwork Finanza Sostenibile 7 maggio 2018 Denis Patini Ridotta

Prospettive della finanza sostenibile nel convegno Agronetwork

La finanza sostenibile offre nuovi strumenti per far crescere l’agroalimentare italiano, ma l’opportunità è  reciproca perché gli operatori finanziari possono condividere i frutti della crescita, come è emerso nel convegno di Agronetwork a Milano il 7 maggio 2018 presso la sala Buzzati del Corriere della sera.

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Dati incoraggianti

Tenuta e sviluppo dell’Europa si fondano sull’economia reale che in ha un pilastro nel comparto agroalimentare soprattutto in Italia dove il 2017 si è chiuso con 58 miliardi di Euro di produzione lorda vendibile dell’agricoltura (+ 3,2%) e 137 miliardi dell’industria alimentare (+3,8), dei quali ben 33 destinati all’esportazione (+7%). In Europa, il nostro paese è il secondo per l’industria manifatturiera della quale l’agroalimentare  è il secondo settore.

Oggi si costruisce il futuro partendo da un solido passato

Commentando questi dati, e auspicando un quadro politico che possa sostenere innovazione e crescita, la presidente di Agronetwork, Luisa Todini, ha ricordato che l’80% del territorio nazionale resta potenzialmente agricolo e che molti imprenditori sono attenti alle possibilità di valorizzazione economica del territorio in ambito agricolo e per attività secondarie, tra le quali quelle turistiche e di produzione energetica.

Si tratta di “reinvestire nel proprio passato perché sia presente e divenga futuro”, ha osservato Luisa Todini; difatti la valorizzazione economica richiede capacità di innovazione e approcci integrati nella filiera verticale e nella differenziazione dei mercati. Le necessarie risorse economiche possono venire anche dalla finanza innovativa che condivida le opportunità di sviluppo molto interessanti garantite dall’agroalimentare.

Agronetwork “acceleratore di idee”

In questi processi Agronetwork si propone alle aziende e alle loro associazioni come acceleratore di idee. L’intento, ricordato da Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia, è fare crescere tutte le aziende del settore con idee e sostegno di filiera. Un impegno che si deve saldare con il consolidamento del quadro politico anche per una autorevole rappresentanza degli interessi italiani nelle novità della Unione Europea.

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Analisi e risposte

Le opportunità innovative di investimento nell’agroalimentare sono state esaminate nelle due tavole rotonde presiedute da Guido Folonari, di Agronetwork e Confagricoltura, e da  Vice Direttore del Corriere della Sera Daniele Manca,  partendo dalla interessante relazione tecnica di Denis Pantini, direttore Area Agroalimentare di Nomisma, uno degli enti fondatori di Agronetwork.

La saldatura di competenze e funzioni tra finanza e industria è stata testimoniata da Giancarlo Addario approdato in Five Seasons Venture dopo lunga carriera in Barilla.

Eugenio De Blasio del Fondo Rinnovabili Green Arrow Capital Clean Energy ha illustrato le possibilità della produzione di energie rinnovabili, da fotovoltaico e da biomasse, alla portata di molti imprenditori agricoli purché unisca i vantaggi dell’autoconsumo alle prospettive di vendita. Un’esperienza condivisa da una grande multinazionale dell’industria alimentare, come Heineken, associata ad Agronetwork, che, ha riferito Alfredo Pratolongo, oltre ad avere investito molto nel fotovoltaico e a reimpiegare gli scarti di lavorazione, intende colmare il fabbisogno energetico di propri impianti industriali costituendo una struttura specializzata e legalmente autorizzata nella quale confluisca il trattamento di biomasse da aziende agricole.

Il bilanciamento tra globalizzazione e localismo sta trovando interessanti esempi anche nell’approccio ai mercati di aziende come Heineken che pur avendo interesse ad approfittare dello sviluppo quantitativo e qualitativo dei consumi nei paesi emergenti ha saputo valorizzare anche le tendenze dei mercati più maturi con proposte innovative che includono l’acquisizione di marchi locali.

Di fronte a complessità ma anche opportunità come quelle evidenziate nella analisi di Nomisma, il credito deve fondersi con consulenza per aiutare gli imprenditori a creare valore nel comune interesse. E’ l’approccio di  Mandarin Capital Partners, per il quale è intervenuto Andrea Tuccio, e di altri fondi che investono in partecipazioni al capitale imprenditoriale.

Il settore agroalimentare presenta alcuni vantaggi per gli investitori, come la anticiclicità economica e i buoni margini riferiti da Nomisma, o anche le opportunità di consolidare tra aziende orizzontalmente e verticalmente, per economie di scala, vantaggi di filiera e sinergie di immagine tra esponenti della tipicità locale.

Gli operatori finanziari presenti all’incontro sono stati concordi nel ritenere fondamentale lasciare la gestione delle attività partecipate alla proprietà, a volte plurigenerazionale e di per sé elemento caratterizzante, e ai dirigenti esperti nel settore, anche quando questi devono essere supportati con consulenze su aspetti collaterali come finanza e commercio.

Considerazioni simili, particolarmente riguardo la sintesi tra credito e consulenza, sono state espresse dai rappresentanti delle banche. Intesa San Paolo, ha riferito Andrea Lecce, oltre ad aver erogato più di dieci miliardi in finanziamenti al settore agroalimentare, ha elaborato e fatto approvare dalla Banca Centrale Europea criteri di valutazione del rischio di credito (rating) che considerano la forza complessiva di imprese associate in filiera partendo dalla solidità del capofila. Anche i tempi per la restituzione dei prestiti possono tenere conto di quelli naturali propri dei nuovi impianti agricoli.

Il settore Agroalimentare è in piena ascesa e questo conforta chi fin dalle origini vi ha indirizzato le proprie attività creditizie, come le casse di risparmio, rappresentate da ICCREA BancaImpresa nella persona di Luigi Duranti, e Crédit Agricole Cariparma, intervenuta con Emanuele Fontana, ma tutti sono impegnati ad approcci innovativi, favoriti anche da novità normative. Sicuramente la attenzione si è spostata dai patrimoni delle aziende affidate ai loro piani economici.

Quando i progetti prevedono la internazionalizzazione complessa, può intervenire il sostegno pubblico tramite Simest – Sace. Salvatore Rebecchini  ha spiegato l’attuale approccio del sistema facente capo alla Cassa Depositi e Prestiti che unisce sostegno finanziario e garanzie a copertura dei rischi, e che, assumendo partecipazioni di minoranza in un orizzonte temporale di otto anni, introduce nelle compagini aziendali la presenza di un rappresentante dello stato italiano cautelativa in alcune nazioni.

Sia la relazione sia diversi interventi hanno evidenziato il complesso gioco di localismo e internazionalizzazione che caratterizza il settore agroalimentare, in natura legato al suolo e storicamente collegato a tradizioni territoriali che costituiscono forti leve di mercato. In alcuni aspetti possono essere fatte valere barriere a protezione della tipicità nei commerci internazionali, ma occorre anche essere pronti ad investire all’estero per essere prossimi ai mercati.

Come ha riassunto, dal punto di vista della Confagricoltura, Antonio Boselli, le aziende italiane, spesso piccole, per rispondere alla domanda di produzione agricola realisticamente sostenibile, hanno bisogno di associarsi con un capofila o in cooperativa ed impegnarsi in progetti complessi chiari e supportati da consulenza nello stretto rapporto tra agricoltori, associazionismo imprenditoriale e banche.

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