REAGIRE ALL’EMERGENZA

Reagire all’emergenza adattando “post Covid19”
analisi e proposte per l’innovazione dell’Agrindustria
La raccomandazione di innovare costantemente per reggere la concorrenza è ancora più attuale, ora che il comparto economico Agroindustriale, deve evitare di regredire sotto l’impatto della pandemia. Non sarebbe realistico un atteggiamento di chiusura in mera difesa del preesistente. I buoni risultati degli ultimi anni non torneranno senza riadattamenti che mirino a traguardi ambiziosi.
Purtroppo nelle attività del settore e, soprattutto, nelle politiche nazionali e dell’Unione Europea all’aggravamento di criticità preesistenti si aggiungono criticità nuove.
I margini per attese, gradualismi, compromessi si sono fatti più esigui perché singole aziende e comparto nel complesso rischiano danni irrimediabili tra tendenza alla recessione economica, sospensioni di attività, indisponibilità di mano d’opera, chiusure dei mercati che per l’agroalimentare italiano erano ormai ampiamente internazionalizzati.
Le risposte istituzionali non paiono cogliere a pieno i problemi dell'emergenza né le complessità del rinnovamento.
Quando si vuole avviare una "fase due" di recupero dal blocco sociale ed economico determinato dalle misure di contenimento del corona virus, gli imprenditori del settore segnalano con forza la necessità di immediate misure più realistiche per assicurare la disponibilità di fattori della produzione come risorse umane e finanziarie commisurate ai bisogni di un comparto che aveva fatto molta strada fino ad essere il primo dell'economia italiana e un traino per la sua internazionalizzazione.
Per ripartire e consolidare la competitività di agricoltura e industria di trasformazione europee, le associazioni imprenditoriali, come Confagricoltura, richiedono di ripensare la politica agricola comune (PAC). Occorre infatti rimettere al centro del dibattito la sicurezza alimentare dell’Unione Europea e contrastare le tendenze disgregative o quantomeno distorsive stimolate dall'emergenza sanitaria in una fase già di emersione delle insufficienze dell'Unione. Permangono infatti le criticità connesse alle spinte nazionalistiche, alle pressioni doganali di Cina e USA e all'uscita della Gran Bretagna.
Un passaggio logico importante è fare il punto di dove si era e dove si voleva andare subito prima della drammatica novità; per poter integrare e adattare le indagini di scenario e le proposte.
A tal fine si propongono degli spunti tratti dalle attività di Agronetwork e dei suoi soci; senza pretesa di essere esaurienti ma confidando di essere utili. Altri elementi potranno essere ripresentati prossimamente in ulteriori contributi adeguati, anche in lunghezza, al mezzo web.
I soci fondatori, Confagricoltura, LUISS e Nomisma, non hanno fatto mancare, tra l'altro, le proprie attività di studio. Una capacità espressa anche da altri soci, incluse le grandi multinazionali CocaCola e Heineken, e l'università di Torino con il professor Remigio Berruto che ha assunto la presidenza del comitato scientifico di Agronetwork.
In questo stesso sito compaiono diverse presentazioni tematiche curate da Denis Pantini e altri ricercatori di Nomisma.
Tra i contributi della LUISS, oltre approfondimenti più tecnici, è utile richiamare, per il suo valore di sintesi divulgativa, quanto pubblicato dal professor Matteo Caroli su La Repubblica Affari e Finanza del 28 ottobre 2019. Difatti il professor Caroli, lamentando la criticità della polverizzazione del settore agricolo in "troppe imprese", caratteristica del resto comune all'insieme dell'economia italiana, tratteggiava la situazione del settore poco prima della crisi determinata dal corona virus.
Con dati "positivi e robusti", "l’agricoltura italiana è sempre più avviata verso l’eccellenza internazionale", scriveva Caroli, ricordando che, oltre ad essere quello agroindustriale nel complesso il maggiore settore economico italiano, il nostro paese supera le altre grandi nazioni dell'Unione Europea per valore aggiunto ed occupazione nel settore agricolo.
Punti di forza sono la crescita della produttività e delle esportazioni; "(...) risultati di un processo avviato una quindicina di anni fa, quando si iniziò a percepire il grande potenziale economico delle nostre filiere agroalimentari e, allo stesso tempo, l’attrattività di questi comparti da un punto di vista anche lavorativo, sociale e culturale. Come in altri settori, si comprese che la strada maestra non poteva che essere la qualità del prodotto e la valorizzazione del suo legame a tutto tondo con il territorio di origine. Oggi l’Italia vanta il più alto numero di prodotti agroalimentari a denominazione registrati nella UE, con una buona distribuzione territoriale, (...)".
Già prima del blocco dovuto alla pandemia il miglioramento dell'offerta di altri paesi imponeva di accelerare continuamente la innovazione. Ora molte cose devono essere valutate ed alcune ridefinite, ma ripristinandosi i commerci internazionali la gara riprenderà più aggressiva, con l'aggravante di probabili tendenze nazionalistiche.
Valorizzazione del territorio con le sue tradizioni e innovazione saranno sempre, e a maggior ragione, i pilastri della presenza italiana nei mercati di prodotti agricoli e di trasformazione.
Tramite l'agroalimentare si stimola anche l'immagine complessiva del prodotto italiano e il turismo con prospettive di distribuzione eco-sostenibile nei territori e nelle stagioni.
Caroli ci aveva ricordato anche tre condizioni fondamentali tra loro collegate per ottenere i risultati voluti:
- integrazione con l’industria di trasformazione,
- aumento delle dimensioni aziendali
- strategia nazionale.
Erano già ben presenti nell'analisi, come sviluppata a più voci anche durante i convegni di Agronetwork, i problemi del cambiamento climatico e delle nuove sensibilità dei consumatori. Ora occorre aggiungere le conseguenze della pandemia.
Oltre a proporsi per sostenere iniziative imprenditoriali particolari dei soci, Agronetwork ha svolto e sta per riprendere un intenso programma di incontri di aggiornamento e scientifico-professionale e di condivisione politica e imprenditoriale sugli argomenti più importanti dell'innovazione nella filiera Agroindustriale.
Per un approccio pratico alla complessità, Agronetwork ha individuato alcune priorità strategiche attorno alle quali articolare progetti e eventi:
Per Paesi Bandiera si intendono quelli oggi più importanti per l'esportazione italiana agricola e agroindustriale, e ad essi costanti approfondimenti e ricerche hanno aggiunto i Paesi Frontiera, quelli di potenziale più interessante.
I temi più attuali ed importanti sono stati affrontati da Agronetwork oltre che in suoi seminari inseriti nelle manifestazioni di maggior rilievo per il settore, come Ecomondo e Cibus, in convegni ideati e organizzati direttamente dall'associazione.
In tre anni di attività Agronetwork ha promosso questi eventi con contenuti certamente innovativi ed utili:
- Web reputation: gestione della reputazione aziendale nell’agroalimentare
- Finanza sostenibile: nuovi strumenti per far crescere l’agroalimentare italiano
- The Italian Food Style: Nuove Terre, Nuovi Modelli
- Ricerca e innovazione per le filiere funzionali e la salute
- Risparmio idrico: una priorita’ economica e ambientale nell’agrifood
Agronetwork si ripromette comunque di coinvolgere i soci in appropriate sedi per approfondimenti sistemici e scientifici che tengano in considerazione i cambiamenti di scenario e particolarmente l'aumento delle criticità economiche e politiche conseguente alle reazioni al coronavirus.